
Si è svolta a Ginevra dal 15 al 18 aprile 2015 la European Lung Cancer Conference.
I temi principali di questo ELCC 2015 sono stati il ruolo sempre più importante del trattamento chirurgico del carcinoma polmonare metastatico, la ridefinizione della radioterapia nel carcinoma del polmone, l’aumento di biomarker disponibili per lo NSCLC, l’ingresso dell’immunoterapia nel paradigma terapeutico, lo sviluppo dell’ablazione, i rivoluzionari approcci in SCLC e mesotelioma. Numerosissimi ovviamente gli studi presentati. Tra gli highlights da segnalare:
▼i ricercatori svizzeri del Cantonal Hospital di Lucerna coordinati da Oliver Gautschi hanno preso in esame i dati riguardanti 35 pazienti con carcinoma polmonare trattati tra 2012 e 2014 con inibitori di B-Raf come vemurafenib, dabrafenib e sorafenib, comunemente usati per il trattamento del melanoma. Il tasso di OR è stato del 53% e la sopravvivenza libera da progressione media 5 mesi. “La maggior parte dei pazienti erano stati pretrattati e quindi non eligibili in un trial clinico, i numeri sono esigui e lo studio era retrospettivo”, avverte Gautschi. “Ciò significa che i risultati sono incoraggianti ma vanno presi con cautela”;
▼i rischi correlati al fumo di sigaretta sono ancora colpevolmente sottovalutati da ampie fasce della popolazione: i ricercatori dell’Hopital Nord di Marsiglia coordinati da Laurent Greillier hanno analizzato i dati di un sondaggio effettuato su 1602 cittadini francesi tra 40 e 75 anni. Il 34% degli interpellati ha affermato erroneamente che il consumo fino a 10 sigarette al giorno non è associato a nessun rischio di tumore al polmone. Solo metà dei fumatori percepisce la propria categoria come più a rischio della popolazione di non fumatori, e meno del 40% è consapevole della persistenza del rischio dopo la cessazione del fumo. È emerso anche che la percezione del rischio di tumore è influenzata pesantemente dalla “storia” come fumatori degli individui;
▼il DNA tumorale presente in circolo nei pazienti con carcinoma polmonare permette di identificare eventuali mutazioni target anche quando dalla biopsia non è possibile farlo, affermano i ricercatori tedeschi del Department of Thoracic Oncology della Lung Clinic di Grosshansdorf. Lo studio ASSESS si è occupato in particolare della mutazione EGFR, verificando su 1162 campioni che il tasso di accordo tra biopsie e analisi ematiche era dell’89%, con un leggero vantaggio in affidabilità delle analisi ematiche. Il test su plasma infatti ha identificato il 49% dei pazienti con mutazioni EGFR, mentre la biopsia si è fermata al 46%;
▼circa 1 paziente su 4 con carcinoma polmonare avanzato in Usa, Europa e Asia oggi non viene sottoposto a un iter diagnostico corretto per individuare mutazioni EGFR: la denuncia arriva dal team del King’s College of London at Guy’s Hospital coordinato da James Spicer, che ha condotto una survey internazionale via mail interpellando 562 oncologi di 10 Paesi (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del sud, Spagna, Taiwan, Gran Bretagna e USA) tra dicembre 2014 e gennaio 2015.