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Essere oncologo secondo Philip Salem

By 30 Maggio 2020Maggio 12th, 2021No Comments
CongressiSpeciali

Philip A. Salem ha una lunga storia professionale tra Libano e Stati Uniti, dove oggi è Director Emeritus del Cancer Research al Baylor/St. Luke’s Episcopal Hospital. Molte e prestigiose tappe che lo portano oggi a ritenere che il più grande successo degli Stati Uniti sia la medicina americana: “Persone provenienti da tutto il mondo vengono negli Stati Uniti per ricevere il miglior trattamento”. Eppure, qualcuno vorrebbe distruggere questo patrimonio fatto di conoscenza, speranza, capacità formativa, perseveranza e coraggio. Ne ha parlato in una sorta di editoriale pubblicato su ASCO Post pochi giorni prima dell’avvio di un’edizione del grande congresso dell’oncologia statunitense rivoluzionata dall’emergenza pandemica.

“La conoscenza da sola non basta” sostiene Salem, perché le persone malate di cancro “hanno bisogno di cure capaci di andare oltre la medicina, del tempo necessario per parlare con i loro medici di paure, ansia, preoccupazioni e, soprattutto, del timore di perdere la loro dignità”. Il problema è nella mancanza di tempo sofferta dal medico, immerso in un lavoro burocratico e amministrativo che lo distoglie dalle cose più rilevanti della sua professione. Dare speranza dovrebbe essere uno degli obiettivi del suo lavoro: “È impossibile per i pazienti combattere e perseverare nella lotta per riguadagnare la vita” spiega Salem, ma non è in discussione “il diritto del malato di conoscere la verità: tuttavia, credo che dire la verità sia un’arte complessa e che la verità non debba mai essere offerta a spese della speranza”. Salem va oltre: “Non solo i pazienti con cancro devono conoscere la verità, ma devono anche avere conoscere profondamente la loro malattia, poiché questa è una componente integrante del trattamento”.

Un’altra delle principali chiavi del successo nel trattamento del cancro è la perseveranza. “Il viaggio per sconfiggere il cancro è brutale e lungo, così che la perseveranza del malato è della massima importanza. Tuttavia, ho imparato dall’esperienza che la perseveranza da parte dei medici è ancora più importante della perseveranza da parte dei pazienti. Un trattamento può rivelarsi inefficace una, due o tre volte, ma sia il medico sia il paziente devono perseverare”. Nonostante tutto, però, bisogna imparare dal fallimento. “Ho imparato che il fallimento è la stessa strada che ti porta al successo. Non si può raggiungere il successo senza attraversare il fallimento. Dovrebbe essere un’opportunità per imparare”. Si dovrebbe avere il coraggio di andare avanti, concentrandosi su ciò che è meglio per i pazienti senza sentirsi vincolati da ciò che è considerato lo standard delle cure.

La medicina è uno sport di squadra: “Come medico, devi lasciare il tuo ego a casa prima di venire al lavoro, devi ascoltare e rispettare le opinioni degli altri” perché le relazioni sono educative: “Raramente ho partecipato a una discussione di gruppo senza imparare qualcosa di nuovo”. E l’assistenza sanitaria è un problema di diritti umani. “La più grande vergogna di un Paese è avere un cittadino che non può ricevere cure mediche perché non può permetterselo economicamente. Il diritto alla vita è il più sacro e dovrebbe essere il diritto umano più importante. Non riesco a pensare a un altro diritto umano che potrebbe sostituire il diritto alla vita. Ogni altro diritto umano scompare al confronto”.

Luca De Fiore

Salem PA. What have I learned in more than half a century in cancer medicine? ASCO Post 2020; 25 maggio.