
Nei pazienti affetti da metastasi epatiche da neoplasia colorettale, la prognosi cambia a seconda del lato di origine del tumore primario. Infatti, quando questo si sviluppa dal lato sinistro del colon le probabilità di risposta al trattamento sono maggiori. Tuttavia, i risultati di una ricerca presentata a Barcellona al XIX World Congress on Gastrointestinal Cancer dell’ESMO potrebbero ridurre questo squilibrio. Infatti, in questo studio i pazienti affetti da metastasi del fegato originate da un tumore primario sul lato destro del colon (RSP) hanno risposto meglio dei corrispettivi sinistri (LSP) alla combinazione di una chemioterapia di prima linea con una radioterapia interna selettiva (SIRT).
Sono stati inclusi nell’analisi 739 pazienti coinvolti nei trial SIRFLOX (SF) e FOXFIRE-Global (FFG), tutti caratterizzati dalla presenza di metastasi epatiche originate da una neoplasia colorettale. Questi sono stati assegnati, mediante procedura di randomizzazione, a due gruppi terapeutici: il primo ha ricevuto un trattamento chemioterapico standard (mFOLFOX6) e, in molti casi, bevacizumab, il secondo un trattamento standard in combinazione con una SIRT. In generale, non sono emerse differenze in termini di sopravvivenza complessiva (OS) e di sopravvivenza libera da progressione (PFS) tra il trattamento standard e quello sperimentale. Tuttavia, quando i ricercatori hanno messo a confronto i risultati dei pazienti RSP, il 24% del totale, con quelli dei pazienti LSP, il 73% del totale (il restante 3% era caratterizzato da un tumore primario originato in entrambi i lati del colon o di origine ignota), si sono accorti di una differenza evidente. Infatti, i pazienti con metastasi RSP sono risultati associati a una migliore OS e PFS quando trattati con chemioterapia in combinazione con SIRT, rispetto a quelli trattati solo con chemioterapia (22,0 mesi vs. 17,1 mesi; p = .007); un effetto che non si è verificato nei pazienti LSP (24.6 mesi vs. 25.6 mesi; p = .279). “Questo significa che i pazienti RSP trattati SIRT in aggiunta alla chemioterapia hanno il 36% di probabilità in meno, rispetto a quelli trattati con solo chemioterapia, di morire a tutti i follow-up considerati”, ha commentato Guy van Hazel, ricercatore della University of Western Australia di Perth che ha presentato lo studio a Barcellona.
Inoltre, è la prima volta che la localizzazione di un tumore viene associata a una diversa sensibilità alla radioterapia. Poiché questo effetto potrebbe manifestarsi anche in linee di terapia successive alla prima e non sono emerse differenze significative in termini di reazioni avverse, il risultato, secondo gli autori, apre la strada a nuove opzioni di trattamento. “È una buona notizia per i pazienti con metastasi epatiche RSP, i quali al momento hanno prognosi peggiori e meno opzioni di trattamento di quelli con metastasi LSP”, ha concluso van Hazel.
Fabio Ambrosino
▼ Van Hazel G. Abstract LBA-006. Impact of primary tumour location on serviva in patients with metastatic colorectal cancer receiving selective internal radiation therapy and chemoterapy as first-line therapy. 19th ESMO World Congress on Gastrointestinal Cancer, 2017.