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ESMO 2016: quattro chiacchiere sull’Immunoterapia

By 8 Ottobre 2016Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Italia in prima linea nello sviluppo della branca più eccitante e promettente dell’Oncologia medica, l’Immunoterapia. Sono tanti i centri italiani coinvolti in trial importanti, tanti gli oncologi impegnati in session affollate del Congresso dell’European Society of Medical Oncology (ESMO) in corso a Copenhagen.

Paolo Ascierto, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Terapie Innovative dell’Istituto nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale guarda all’immediato futuro: “Lo studio CA184-029 (EORTC 18071) ci ha dimostrato che ipilimumab in adiuvante in pazienti con melanoma di stadio III ad alto rischio di recidiva migliora la sopravvivenza e quindi entrerà presto nella pratica clinica quotidiana dopo l’approvazione degli enti regolatori. All’inizio l’FDA aveva dato l’indicazione per un dosaggio di 3mg, oggi i dati ci dicono che il trattamento con 10mg di ipilimumab ci dà una riduzione del 28% del rischio di morte vs placebo e un significativo vantaggio di sopravvivenza che soprattutto si mantiene negli anni: per il momento il follow up è a 3 anni e registriamo un 31% vs 23% di sopravvivenza. Non andrà in prima linea, ma rappresenterà senz’altro un’opzione terapeutica importante in più per i pazienti. Gli effetti collaterali non ci spaventano, è un dosaggio che conosciamo bene”.

Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Regina Elena di Roma aggiunge: “Con gli immunoterapici di seconda generazione gli effetti collaterali sono molto diversi sia dalla chemioterapia che dalle target therapy: in questo caso sono essenzialmente legati al fenomeno dell’autoimmunità, si presentano quasi sempre sin dall’inizio del trattamento e sono abbastanza ben controllabili. La combinazione ipilimumab+nivolumab è la prospettiva a cui andiamo incontro, quindi la tossicità andrà analizzata ancora più a fondo e gestita sempre meglio. Per l’immunoterapia oltre al melanoma abbiamo dati importanti per la seconda linea soprattutto nei tumori polmonari squamosi (negli altri istotipi l’effetto è minore), con un controllo della malattia che dura per lungo tempo. Ci sono trial in corso sui carcinomi renali, i tumori della vescica e della prostata, invece sul fronte del tumore della mammella da questo punto di vista siamo indietro. Stiamo anche cercando biomarker predittivi per l’immunoterapia, non escludo novità dalla ricerca in questo senso nel breve-medio periodo. La realtà è che l’immunoterapia ha rappresentato per noi oncologi un drastico cambiamento di paradigma Eravamo abituati a gestire risposte parziali e a lavorare sulla OS, ora invece c’è una situazione completamente nuova perché non è solo questione di sopravvivenza, abbiamo una percentuale importante di pazienti che per 3 o 4 anni vive senza malattia. Siamo un po’ scioccati da questi risultati, ottenuti in così poco tempo”.


David Frati