Skip to main content

Eribulina, buon impatto sull’OS nel carcinoma mammario HER2 negativo

By 5 Giugno 2014Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Il trattamento chemioterapico con Halaven® (eribulina, un’alicondrina isolata dalla spugna marina Halichondria okadai) migliora l’Overall Survival (OS) delle pazienti con carcinoma mammario HER2 negativo in stadio avanzato rispetto ad altre terapie standard. Il beneficio è stato osservato anche in pazienti affette da carcinoma mammario negativo triplo (TNBC), ma non HER2 positivo. Lo confermano i dati di un’analisi aggregata di due studi di fase III, relativi complessivamente a oltre 1800 pazienti: lo studio 305 (EMBRACE, Eisai Metastatic Breast Cancer Study Assessing Treatment of Physician’s Choice Versus Eribulin) e lo studio 301. L’eribulina è un inibitore non taxano della dinamica dei microtubuli  appartenente a una classe di agenti antineoplastici, le alicondrine, che sono un prodotto naturale isolato dalla spugna marina Halichondria okadai.

Il primo studio nell’analisi aggregata, lo studio 305 (EMBRACE), ha riguardato donne che hanno ricevuto 2-5 linee di chemioterapia per malattia in stadio avanzato. In questo setting di terza linea, le pazienti sono state randomizzate in rapporto 2:1 a ricevere eribulina (1,4 mg/m2 endovena i giorni 1 e 8 ogni 21 giorni) o la terapia stabilita dal medico curante (TPC). Il secondo studio nell’analisi aggregata (studio 301) ha incluso donne che hanno ricevuto 0-2 precedenti chemioterapie per malattia in stadio avanzato randomizzate in rapporto 1:1 a ricevere eribulina (schema posologico come sopra) o capecitabina (1,25 g/m2 per via orale due volte al giorno i giorni 1-14 ogni 21 giorni). La sopravvivenza globale è stata analizzata nella popolazione intent-to-treat (ITT) complessiva e nei sottogruppi in base a HER2 e allo stato del recettore ormonale. È emerso dai dati aggregati un miglioramento statisticamente significativo dell’OS nelle pazienti con carcinoma mammario HER2 negativo rispetto al controllo (15,2 vs. 12,8 mesi; HR=0,85 [IC 95%, 0,77-0,95]; p=0,003) e anche nei soggetti affetti da carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) (12,9 vs. 8,2 mesi, HR=0.74 [IC 95%, 0,60-0,92]; p=0,006), ma non in pazienti con carcinoma mammario HER2 positivo (13,5 vs. 12, 2 mesi, HR=0, 82 [IC 85%, 0,60-1,06]; p=0,135). Non sono state osservate differenze sostanziali dei dati di tollerabilità e sicurezza mostrati in precedenza negli studi EMBRACE e 301.

Commenta  Chris Twelves dell’University of Leeds e del St James’s Institute of Oncology di Leeds, che ha coordinato i ricercatori autori del poster presentato all’ASCO 2014: “Quella a base di eribulina è l’unica chemioterapia che dimostra di migliorare significativamente la sopravvivenza globale di pazienti affette da carcinoma mammario in stadio avanzato dopo il trattamento con antracicline e tassani in setting adiuvante o metastatico. Questi nuovi dati confermano chiaramente che le pazienti con carcinoma mammario in stadio avanzato traggono giovamento dall’eribulina. Il beneficio in termini di sopravvivenza globale osservato nelle pazienti affette da carcinoma mammario HER2 negativo e triplo negativo è particolarmente interessante, perché spesso queste pazienti sono sottoservite, con poche opzioni terapeutiche efficaci a disposizione”.

Fonte: Twelves C, Cortes J et al. Efficacy of eribulin in patients with metastatic breast cancer: a pooled analysis by HER2 and ER status. Poster 95, ASCO 2014.