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Immunoterapia nel carcinoma polmonare, una ricerca italiana

By 24 Aprile 2014Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Siamo all’alba di una nuova era per il trattamento del carcinoma polmonare, un’era dominata dall’immunoterapia? Secondo alcuni esperti sì. La notizia arriva dal 4th European Lung Cancer Congress.

Un team di ricercatori italiani guidati da Armida D’Incecco dell’Istituto Toscano Tumori (ITT) di Livorno ha dimostrato che combinare il trattamento con farmaci immunoterapici alle target therapies apporta significativi benefici in una determinata popolazione di pazienti (Abstract 38O).
D’Incecco e i suoi hanno analizzato l’espressione di PD-L1, PD-1, EGFR e KRAS in 123 pazienti con diagnosi di carcinoma polmonare non a piccole cellule. È emerso che i tumori che esprimevano PD-L1 tendevano a esprimere anche mutazioni EGFR, mentre l’espressione di PD-1 è risultata associata alle mutazioni di KRAS. Tra i pazienti con mutazioni EGFR trattati con target terapie, quelli che esprimevano anche PD-L1 hanno ottenuto outcome migliori in termini di progressione e sopravvivenza rispetto ai PD-L1 negativi. Questo dato suggerisce una forte correlazione tra l’espressione di PD-L1 e la mutazione EGFR, e tra l’espressione di PD-1 e le mutazioni KRAS. E supporta l’utilizzo di agenti anti-PD-L1 e anti-PD-1 in combinazione con le target therapies.

Commenta Jean-Charles Soria, direttore del Service des Innovations Thérapeutiques Précoces (SITEP) dell’Institut Gustave Roussy di Parigi: “Per decenni abbiamo creduto che l’immunoterapia avesse un ruolo marginale nel trattamento dei tumori del polmone, ma questa nuova classe di farmaci che definiamo “regolatori degli immunocheckpoint” sta mostrando un potenziale enorme. Le due molecole immunocheckpoint più interessanti sono proprio PD-1 (programmed death) and PD-L1 (programmed death ligand-1): esse impediscono alle cellule del sistema immunitario di attaccare le cellule tumorali, premettendo loro di sopravvivere e moltiplicarsi. Bloccare PD-1 e PD-L1 potrebbe quindi portare a risultati importanti e durevoli nel trattamento dei tumori polmonari. Abbiamo dati che ci parlano di tassi di risposta dal 20 al 25%, che devono naturalmente essere confermati da un numero sufficiente di trial ma che affermano che i farmaci regolatori degli immunocheckpoint diventeranno presto una parte importante della pratica clinica quotidiana di chi si occupa dei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule”.

È di questi giorni intanto la notizia che Astrazeneca e Pfizer stanno collaborando con la Cancer Research inglese per testare fino a 14 farmaci in uno studio clinico per pazienti affetti da carcinoma polmonare avanzato non a piccole cellule (NSCLC). Lo studio Lung Matrix considererà la genetica di ogni tumore del polmone in modo da identificare i sottogruppi di pazienti che hanno maggiori probabilità di beneficiare di una certa terapia.

D’Incecco A et al. PD-L1 and PD-1 expression in molecularly selected non-small-cell lung cancer (NSCLC) patients. Abstract 38O, 4th European Lung Cancer Congress, 2014.