
Le pazienti con carcinoma della mammella HER2-positivo in fase precoce e con tumori di piccole dimensioni trattate con un ciclo di 9 settimane di terapia adiuvante con trastuzumab presentano gli stessi tassi di sopravvivenza libera da malattia e un minore rischio di tossicità cardiaca delle pazienti trattate 12 mesi con lo stesso protocollo. Lo dimostra l’analisi di un sottogruppo del trial Short-HER, una ricerca italiana presentata al meeting annuale dell’European Society of Medical Oncology (ESMO), in corso a Monaco di Baviera. Una seconda analisi di un sottogruppo, stavolta del trial PERSEPHONE, ha dimostrato che una terapia adiuvante di 6 mesi anziché di 12 con trastuzumab consentirebbe in media un risparmio di 11.300 € per paziente.
Le linee guida attuali raccomandano 12 mesi di terapia con trastuzumab come parte della terapia adiuvante standard nelle pazienti con carcinoma della mammella HER2-positivo in fase precoce. Questa durata è stata stabilita sulla base dei dati emersi dagli studi di registrazione, ma un trattamento più breve – a patto di ottenere gli stessi benefici clinici – consentirebbe di limitare gli effetti collaterali e di abbassare i costi.
Nell’ambito del trial Short-HER, 1254 pazienti con carcinoma della mammella HER2-positivo in fase precoce sono state randomizzate a 9 settimane o 12 mesi di trattamento con trastuzumab: entrambi i gruppi hanno ricevuto anche chemioterapia. I risultati dopo un follow-up medio di 6 anni hanno dimostrato la non-inferiorità del trattamento di 9 settimane, però in compenso nel gruppo 9 settimane sono stati registrati un numero di casi di tossicità cardiache drasticamente inferiore a quello del gruppo 12 mesi. Il coordinatore dello studio Pierfranco Conte, Direttore delle Divisione di Oncologia Medica dell’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova, spiega: “Abbiamo incontratoi qualche difficoltà nel reclutamento delle pazienti e quindi la non-inferiorità non può essere definitivamente stabilita basandoci su questi risultati. Per ora il trattamento di 12 mesi con trastuzumab rimane lo standard per le pazienti con carcinoma della mammella HER2-positivo in fase precoce. Ciononostante, i clinici possono interrompere la terapia con trastuzumab prima dei 12 mesi nelle pazienti con eventi cardiaci senza compromettere l’efficacia del trattamento e possono prendere in considerazione un trattamento più breve nelle pazienti a rischio di tossicità cardiache e a basso o intermedio rischio di recidiva”.
I ricercatori coordinati da Claire Hulme della Academic Unit of Health Economics dell’University of Leeds invece, nell’ambito del trial PERSEPHONE, hanno analizzato la costo-efficacia di un ciclo di 6 mesi di trastuzumab in adiuvante confrontato con il ciclo standard di 12 mesi in 4009 pazienti dopo 2 anni di follow-up. “Un ciclo di 6 mesi di trastuzumab in adiuvante si è rivelato costo-efficace rispetto allo standard di cura attuale di 12 mesi”, spiega la Hulme. “Ma certo questi dati non vanno valutati alla leggera e non si adattano a tutte le pazienti: va prima valutata la risposta individuale alla terapia con trastuzumab”.
David Frati
▼ Conte PF, Guarneri V, Bisagni G, Piacentini F, Brandes AA, Cavanna L, Giotta F, Aieta M, Gebbia V, Frassoldati A, Musolino A et al. 191PD_PR – 9 weeks versus 1 year adjuvant trastuzumab for HER2+ early breast cancer: subgroup analysis of the ShortHER trial allows to identify patients for whom a shorter trastuzumab administration may have a favourable risk/benefit ratio. ESMO 2018.
Hulme C, Hall P, Shinkins B, Chehadah F, McCabe C, Hiller L, Dunn J, Earl HM. LBA12_PR – PERSEPHONE: 6 versus 12 months (m) of adjuvant trastuzumab in patients (pts) with HER2 positive (+) early breast cancer (EBC): Cost effectiveness analysis results. ESMO 2018.