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Carcinoma mammario dopo chirurgia conservativa: quando la radioterapia è di troppo

A cura di Alessio Malta By 7 Giugno 2022No Comments
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Le donne con carcinoma mammario T 1 N 0 luminale A (BC) trattate soltanto con terapia endocrina dopo chirurgia conservativa del seno hanno tassi molto bassi di recidiva locale a 5 anni e sono candidate a non ricevere radioterapia, in base ai risultati dello studio LUMINA presentati ad ASCO 2022.

La radioterapia adiuvante della mammella viene solitamente prescritta dopo chirurgia conservativa per ridurre proprio per il rischio di recidiva locale. Ma è un trattamento poco accettato, costoso e associato a tossicità acuta e tardiva. D’altra parte identificare le donne con un rischio sufficientemente basso di recidiva da permettergli di evitare la radioterapia è difficile utilizzando soltanto i fattori clinici tradizionali.

LUMINA è uno studio di coorte prospettico multicentrico, con questi criteri di ammissibilità: donne ≥ 55 anni; aver subito chirurgia per il grado 1-2 T 1 N 0 BC; margini di escissione≥ 1 mm; sottotipo luminale A (definito come: ER ≥ 1%, PR>20%, HER2 negativo e Ki67 ≤ 13,25%); e trattate con terapia endocrina adiuvante.

Sono state arruolate nello studio le pazienti che soddisfacevano l’idoneità clinica con ER ≥ 1%, PR>20%, BC HER2 negativo, con Ki67 ≤13,25%, e sono stati assegnate a non ricevere radioterapia. L’outcome primario era la recidiva locale. Supponendo un tasso di recidiva a 5 anni del 3,5%, per i ricercatori il criterio da soddisfare era che per 500 pazienti l’IC 90% (95% unilaterale) fosse inferiore al 5%. Il controllo sulle pazienti è stato eseguito ogni sei mesi per i primi due anni e poi annualmente. Al termine dello studio (agosto 2013 – luglio 2017) per 501 delle 727 pazienti ≥ 55 anni provenienti da 26 centri è stato soddisfatto il criterio del 5%.