
Dal 26 al 28 febbraio a Orlando, in Florida, presso il centro Rosen Shingle Creek, va in scena il 2015 Genitourinary Cancers Symposium. Cosponsorizzato da American Society of Clinical Oncology (ASCO), American Society for Radiation Oncology (ASTRO) e Society of Urologic Oncology (SUO), il meeting è un appuntamento imperdibile per l’aggiornamento sulle ultime novità nel campo della prevenzione, dello screening, della diagnosi e del trattamento dei tumori di prostata, reni, testicolo e urotelio.
Tra gli abstract molti lavori di alto livello ma l’organizzazione ha voluto soprattutto segnalare cinque studi, per i quali ha organizzato anche un presscast dedicato il 23 febbraio che è possibile rivedere integralmente a questo indirizzo :
▼un piccolo studio prospettico suggerisce che lo status del recettore degli androgeni V7 (o AR-V7) non interferisce significativamente con la chemioterapia a base di taxani in pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) [FULL ABSTRACT]
▼l’analisi dei dati su circa 87.500 pazienti trattati per carcinoma prostatico dal 2005 al 2013 ha evidenziato un aumento del 6% delle diagnosi di casi più complessi. Non sono ancora disponibili dati che mostrino l’impatto di questo trend sui tassi di mortalità, ma si stima che possa portare a circa 1400 decessi per carcinoma prostatico in più ogni anno [FULL ABSTRACT]
▼uno studio caso-controllo su quasi 180.000 pazienti suggerisce che l’incidenza del carcinoma prostatico sia più elevata tra gli uomini con storia di tumore al testicolo (12,6%) che tra quelli che non hanno mai avuto un tumore al testicolo (2,8%). [FULL ABSTRACT]
▼l’analisi dei dati su 945 pazienti con carcinoma prostatico monitorato con sorveglianza attiva mostra significative differenze negli outcome a seconda che il tumore fosse a basso o medio livello di rischio alla diagnosi. In questo secondo caso (PSA >10ng/ml o Gleason score 7 o stadio T2b/2c) la probabilità di decesso entro 15 anni è quasi quadrupla rispetto al primo caso. [FULL ABSTRACT]
▼i pazienti con carcinoma renale localmente avanzato non dovrebbero essere trattati con sia terapia adiuvante (post-chirurgia) sia sorafenib o sunitinib. Il periodo medio prima della recidiva è risultato simile tra chi ha ricevuto sorafenib o sunitinib dopo l’intervento chirurgico (5,6 anni) e chi ha ricevuto placebo (5,7 anni). [FULL ABSTRACT]