
Le pazienti trattate per carcinoma della mammella, anche ER+, che programmano una gravidanza non corrono un rischio più elevato del normale di recidiva. Dati rassicuranti che arrivano da uno studio retrospettivo presentato al meeting annuale dell’ASCO, in corso a Chicago.
Sebbene circa la metà delle donne in età riproduttiva colpite da tumore della mammella si dichiarino interessate in teoria a una gravidanza, si stima che solo il 10% di loro rimanga effettivamente incinta dopo il trattamento. Di tutte le pazienti sopravvissute a un tumore non ginecologico, quelle con carcinoma della mammella sono quelle statisticamente meno inclini a una successiva gravidanza. Si è temuto per anni che una gravidanza potesse contribuire ad aumentare il rischio di recidiva, particolarmente in caso di tumori ER+, “alimentati” dagli estrogeni. Un’altra preoccupazione riguardava la terapia ormonale adiuvante post-chirurgica, che è necessario interrompere se si programma una gravidanza e che spesso viene somministrata per periodi di tempo molto lunghi.
I ricercatori dell’Institut Jules Bordet di Bruxelles coordinati da Matteo Lambertini hanno preso in esame 1207 pazienti under 50 diagnosticate con carcinoma della mammella non metastatico precedentemente al 2008. Nel 57% dei casi si trattava di un tumore ER+, nel 40% di tumori estesi ai linfonodi o di massa molto importante. Delle 1207 pazienti 333 hanno intrapreso una gravidanza negli anni successivi al trattamento: la distanza media tra diagnosi e gravidanza è risultata di 2,4 anni, anche se le pazienti con tumori ER+ hanno aspettato in media più tempo (il 23% di costoro infatti ha programmato una gravidanza più di 5 anni dopo la diagnosi). Dopo un follow up medio di 10 anni non è stata riscontrata alcuna significativa differenza nella PFS tra le pazienti che avevano scelto una gravidanza e le altre. Non solo: tra le sopravvissute a un tumore ER+, la gravidanza pare rappresentare addirittura un fattore protettivo, perché il rischio di decesso risulta inferiore del 42% proprio nelle pazienti che hanno scelto la gravidanza.
“È possibile che la gravidanza impatti su fattori immunologici od ormonali che tuttora non ci sono chiari”, spiega Lambertini. “Ciò che è sicuro per ora è che la gravidanza dopo un tumore della mammella non deve essere scoraggiata, anche nelle pazienti con tumori ER+”.
David Frati
▼ Lambertini M, Kroman N, Ameye L, Cordoba O, Pinto A et al. Safety of pregnancy in patients with history of estrogen receptor positive (ER+) breast cancer: long term follow-up analysis froma multicenter study. Abstract LBA10066, ASCO Annual Meeting 2017.