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ASCO 2015: nuova prospettiva terapeutica per nivolumab nello NSCLC

By 6 Giugno 2015Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

L’immunoterapia è un’opzione terapeutica efficace anche per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso metastatico o avanzato già sottoposti a chemioterapia a base di doppietta con platino. Lo dimostrano i dati dello studio di fase III Checkmate 057 su nivolumab e quelli dello studio randomizzato di fase III CheckMate 017, che ha già dimostrato l’efficacia di nivolumab nei pazienti con NCLSC di tipo squamoso, presentati all’ASCO 2015 di Chicago in  due affollatissime sessioni che hanno ulteriormente aggiornato i dati presentati in abstract.

Per il primo studio, un team internazionale di ricercatori coordinato da Luis G. Paz-Ares dell’Hospital Universitario Doce de Octubre di Siviglia ha randomizzato 582 pazienti con carcinoma polmonare non squamoso NSCLC avanzato in progressione dopo chemioterapia con platino a nivolumab 3 mg/kg Q2W (n=292) o docetaxel 75/mg2 Q3W (n=290) fino alla progressione di malattia (PD) o a tossicità inaccettabile. Nel gruppo NIVO è stata registrata una OS mediana 12,2 mesi contro i 9,4 mesi con docetaxel (HR = 0.73; 95% CI, 0,59-0,89; p = 0,0015), con una percentuale di pazienti vivi a un anno del 51% vs 39% rispettivamente. Si è inoltre registrato un miglioramento dell’objective response rate (ORR), 19% gruppo NIVO vs 12% gruppo docetaxel (P=0,0246). La proporzione di pazienti liberi da progressione a un anno è rispettivamente del 18,5% nel gruppo NIVO vs 8,1% nel gruppo DOC. Anche il profilo di sicurezza di nivolumab in questi pazienti si è mostrato migliore di quello di docetaxel.

Ha spiegato Paz-Ares: “Questo è il primo studio di fase III che dimostra che l’immunoterapia è efficace nell’NSCLC avanzato ad istologia non squamosa, dopo che lo stesso farmaco aveva già dimostrato la superiorità nei tumori squamosi. L’analisi dei sottogruppi in base al livello di espressione di PDL 1 ha suggerito che il beneficio associato a nivolumab sia particolarmente rilevante nei pazienti con espressione di PDL 1 con una riduzione del rischio di morte compresa tra il 41% e il 60% a seconda che il cut off scelto per l’espressione sia 1% o 10%, mentre il beneficio non è evidente nei pazienti negativi per l’espressione.
Mentre lo studio 017 conferma che nivolumab è il primo anti PD-1 che dimostra un miglioramento nella sopravvivenza rispetto allo standard di cura con docetaxel nei pazienti affetti da NSCLC di tipo squamoso. In particolare si è riscontrata una riduzione del 41% nel rischio di morte (HR 0.59; P= 0.00025), una OS a un anno del 42% rispetto al 24% e una mediana di sopravvivenza di 9.2 vs 6.0 mesi. Rispetto agli endpoint secondari, nivolumab ha dimostrato di essere superiore al docetaxel sia riguardo il tasso di risposta complessivo (20% contro 9%), sia riguardo alla PFS a un anno (21% vs 6.4%), con una mediana della PFS di 3.5 vs 2.8 mesi. Il beneficio indotto da nivolumab è indipendente rispetto all’espressione del PDL-1, con un buon profilo di tollerabilità.

BIBLIOGRAFIA
Paz-Ares LG, Horn L, Borghaei H, Spigel DR, Steins M, Ready N, Vokes EE et al. LBA109: Phase III, randomized trial (Checkmate 057) of nivolumab (NIVO) versus docetaxel (DOC) in advanced non-squamous cell (non-Sq) non-small cell lung cancer (NSCLC).
Spigel DR, Reckamp KL, Rizvi NA, West HJ, Eberhardt WEE et al. A phase III study (Checkmate 017) of nivolumab (NIVO; anti-programmed-death-1 [PD-1]) vs docetaxel (DOC) in previously treated advanced or metastatic squamous (Sq) cell non-small cell lung cancer (NSCLC). J Clin Oncol 33, 2015 (suppl; abstr 8009).