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ASCO 2015: la questione è il valore

By 30 Maggio 2015Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

La questione del valore è al centro del congresso di quest’anno. Forse non avrebbe potuto essere diversamente, dal momento che tutta la comunità scientifica ne sta discutendo ormai da anni, sempre più a fondo.
La discussione sul valore ha senza dubbio a che fare con la questione dei costi delle terapie e delle cure e con la loro qualità. Tuttavia, valore significa assai di più per la persona malata e per i suoi familiari, toccando direttamente le risorse che essi dovranno mettere in campo per contrastare la malattia, in questo caso oncologica, avendo in vista i migliori risultati possibili. Va anche tenuto presente che molti malati non sono consapevoli fino in fondo della loro prognosi e tendono perciò a equivocare il valore degli interventi terapeutici, sopravvalutando a volte quelli di maggior costo rispetto a quelli più consoni.
Col tempo, alcune posizioni si sono anche radicalizzate, come quelle del Direttore del Meta Research Innovation Center dell’università di Stanford, John Ioannidis, o come quelle dello stesso Richard Horton, che ha scritto sulla storica testata da lui diretta, The Lancet, che «gran parte di ciò che leggiamo sulle riviste non è corretto », aggiungendo però di non poter dire chi lo ha detto. Evidentemente, se i risultati dei trial clinici non fossero fino in fondo affidabili, buona parte dell’edificio delle cure sarebbe minato alla base, compromettendone il valore.
Lo stesso Lancet aveva ospitato nel gennaio dell’anno scorso un articolo di Ioannidis et al. (Biomedical research: increasing value, reducing waste), che metteva in forma già molte delle questioni discusse in questi giorni qui a Chicago. Gli oncologi, anche gli statunitensi, si stanno ormai orientando per una definizione del valore che non ricalchi quella, troppo spesso citata, di Warren Buffett (“Price is what you pay; value is what you get”), a vantaggio di una descrizione più larga e comprensiva di altri aspetti, per cui un intervento può esser considerato di valore se le persone malate, le loro famiglie, i medici e gli altri soggetti coinvolti (come le assicurazioni, decisive qui nel sistema sanitario americano) concordano che i vantaggi comportati dall’intervento sono sufficienti a supportare e giustificare la somma totale delle spese per averlo realizzato.
D’altra parte, è ovvio che la questione economico-finanziaria mantenga la propria priorità. La spesa annua per le terapie oncologiche negli Stati Uniti è destinata a crescere fino a 158 miliardi di dollari nel 2020, con un aumento del 27% in 10 anni. L’espressione “tossicità finanziaria”, cioè il fatto che il costo delle cure può comportare effetti emotivi e fisici assai negativi, è entrata ormai nel linguaggio dell’oncologo. Anche per questo motivo il congresso si mostra così attento alla medicina di precisione ed alle opportunità che si stanno dischiudendo per una personalizzazione delle cure, in cui la genomica è chiamata a svolgere un ruolo via via crescente.
Resta poi sul campo la questione di come comunicare il valore della cura alla persona malata. Molti contributi al congresso sono incentrati proprio sugli skill specifici di cui bisogna dotarsi per spiegare il valore di una cura, perché una conversazione diretta e onesta deve essere condotta con tutta la sensibilità richiesta dall’impatto emotivo della situazione.

Fonte: ASCO 2015 Opening Session.