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AIOM 2016: il punto sui tumori testa collo

By 10 Novembre 2016Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Quali sono oggi le opzioni terapeutiche per i pazienti con diagnosi di tumore testa collo? Cosa può essere migliorato nella gestione del loro percorso di cura? Qual è il punto di vista degli oncologi? Lo abbiamo chiesto a Maria Grazia Ghi dell’UO di Oncologia Medica dell’Ospedale dell’Angelo ‒ Azienda ULSS 12 veneziana in occasione del XVIII Congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) appena conclusosi a Roma.

Perché il team multidisciplinare è cosi importante nella gestione dei pazienti con tumore testa collo?
Il team multidisciplinare è importante per molteplici motivi, a mio avviso. In primo luogo perché stiamo parlando di una patologia rara, una patologia molto peculiare sia dal punto di vista delle problematiche del paziente che della scelta del trattamento migliore. Abbiamo infatti opzioni diverse, che vanno dalla chirurgia ai trattamenti non chirurgici. Tutta una serie di dati dimostra inoltre che questi sono pazienti estremamente difficili e per i quali c’è forse un interesse minore, proprio in quanto affetti da una patologia rara, con tutte le problematiche che questo comporta. Ci sono dei dati per esempio ‒ mi riferisco a studi retrospettivi, anche italiani ‒ che dimostrano che a causa della complessità relativa alle caratteristiche anatomiche del distretto è spesso difficile interpretare i risultati ottenuti. Un team multidisciplinare è quindi importante in quanto non composto solamente dagli operatori che si occupano del trattamento, come il chirurgo, il radio-oncologo o l’oncologo medico, ma anche da altre figure aggiuntive, come ad esempio il nutrizionista. Si tratta di pazienti che presentano delle problematiche nutrizionali correlate al cancro, ma anche altre derivanti dai trattamenti che mettiamo in atto; ci sono quindi tutta una serie di figure professionali che devono collaborare nella gestione del paziente, non solo per l’identificazione del miglior trattamento, ma anche per far sì che questo possa essere applicato in modo corretto e con la compliance adeguata.

Come si gestiscono questi pazienti così “difficili”?
Il recente riconoscimento dei PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) per i tumori testa collo dimostra come sia effettivamente necessaria una valutazione globale e multidisciplinare di questi pazienti. I PDTA di fatto ci obbligheranno, credo anche da un punto di vista “legale”, a gestire questi pazienti in strutture dotate di competenze diverse, proprio perché la patologia è così complessa e così delicata da richiedere il coinvolgimento a tutto tondo di più professionisti. Io credo che i PDTA in questo senso ci aiutino: per il momento ne esistono di locali e di regionali, ma il progetto è quello di arrivare a un PDTA nazionale, anche per i tumori testa collo. Sicuramente non sarà facile, perché ogni PDTA è univoco e riferito alla realtà propria del territorio, ma se si riuscirà veramente a creare dei punti fermi credo che potremo arrivare all’istituzione di strutture ad alto livello di competenza per la gestione di questo particolare tipo di neoplasia. Questo è un tumore scomodo, così come sono scomodi i pazienti che ne sono affetti. Perché al di là dei casi HPV-relati, sono tumori ancora principalmente legati all’uso di alcol e al fumo. In molti casi queste categorie di pazienti hanno già di per sé un disagio sociale che rende difficile l’applicazione di un trattamento, ma anche la creazione di una buona compliance. Sono pazienti che spesso non hanno un caregiver e che invece avrebbero bisogno di una persona che si faccia carico di tutti quei problemi che emergono durante il trattamento o, ad esempio, in fase di riabilitazione. Infatti, il PDTA regionale del Veneto prevede anche le figure dello psicologo e dell’assistente sociale, proprio in quanto il supporto sociale e quello psicologico sono altrettanto importanti per garantire la miglior cura al paziente in fase trattamento, di riabilitazione e nella gestione degli eventi avversi.

Relativamente ai tumori testa collo localmente avanzati, quali sono ad oggi i trattamenti disponibili?
I trattamenti disponibili vanno dalla chirurgia alla radioterapia, dalla terapia medica antiblastica (chemioterapia) ai farmaci biologici, tra cui cetuximab, che al momento è l’unico registrato per quanto riguarda i tumori localmente avanzati e metastatici. Ovviamente, le indicazioni specifiche ce le danno le linee guida a seconda dell’estensione del tumore e dell’eventualità che si tratti di una neoplasia localmente avanzata. Per esempio, là dove la chirurgia non è un’opzione di trattamento opportuna da un punto di vista del significato oncologico, le linee guida ci dicono che i trattamenti concomitanti sono lo standard di cura. Come la chemio-radioterapia concomitante, che di fatto ha ancora oggi le maggiori evidenze in relazione a tutti gli studi clinici pubblicati, o il trattamento concomitante con il cetuximab, che si pone come alternativa alla chemio-radioterapia in attesa dei risultati degli studi di fase 3 che stanno confrontando queste due modalità di trattamento. Ci sono anche opzioni alternative, sempre contemplate dalle linee guida ma con minore livello di evidenza, come la chemioterapia di induzione, che per esempio è uno degli standard accreditati per i programmi di preservazione della laringe e per i tumori localmente avanzati. Al di fuori della preservazione d’organo, anche questa può essere una chance da proporre in casi estremamente selezionati e a pazienti ben identificati in rapporto alle loro caratteristiche cliniche e intrinseche (comorbilità, età, co-patologie).

A suo parere ci sono strumenti che aiutano il clinico a selezionare il miglior trattamento per ogni singolo paziente?
Io credo che il clinico, in quanto tale, debba intanto avere in mano gli elementi per poter selezionare da un punto di vista clinico il paziente, la persona che ha davanti, in base all’età o alle comorbilità. Se si pensa ad esempio ai pazienti anziani, questi probabilmente non traggono lo stesso beneficio dei pazienti più giovani dai trattamenti standard accreditati. Si tratta quindi di andare a capire: hanno comorbilità che modificano il risultato del trattamento o hanno delle caratteristiche intrinseche che li rendono non suscettibili di ricevere il trattamento migliore? Ovviamente, questo è un discorso che non è limitato solo all’anziano, ma che coinvolge anche pazienti più giovani con co-patologie quali cardiovascolari, problematiche renali, diabete e quant’altro. Tutte situazioni cliniche che vanno monitorate molto attentamente.